Skip to content Skip to sidebar Skip to footer

AI – Intelligenza Artificiale e Privacy

AI -Intelligenza Artificiale e Privacy: come tutelarsi quando le app attingono direttamente dal nostro archivio di foto?

Fino ai primi anni Duemila la postproduzione di immagini era un’abilità esclusiva di figure professionali provenienti dai settori del graphic design, della fotografia, dell’editoria, del disegno tecnico-industriale.  Il photo editing presupponeva inoltre l’utilizzo di software professionali e decisamente complessi.
Oggi, per elaborare un’immagine (come per produrre un testo, un video, un’opera musicale…) è sufficiente avvalersi di un’Intelligenza Artificiale.

Come si legge nell’articolo “Può un’Intelligenza Artificiale detenere un brevetto? Il caso DABUS” pubblicato dai colleghi dello studio Rubino & Partners, già in passato è stata sollevata la questione sulla paternità di quei brevetti relativi a invenzioni sviluppate al 100% da Intelligenze Artificiali.

Ma che cosa succede quando le AI entrano nei nostri smartphone sotto forma di applicazioni che filtrano, alterano e mescolano le immagini per generarne di nuove (e più attraenti)? 

Le app e i nostri dati

Le applicazioni che installiamo sui dispositivi attingono ai nostri dati, entrando a conoscenza di moltissime informazioni che ci riguardano. Età, localizzazione geografica, interessi, reti di contatti, abitudini, per esempio. Proprio in base a queste informazioni, gli algoritmi associano le nostre identità a preferenze d’acquisto di beni o necessità di servizi specifici.

La maggior parte delle applicazioni, infatti, trattiene i dati degli utenti e li utilizza per le proprie attività di marketing, oppure li mette a disposizione di terzi in base a profilazioni ben definite.

Un esempio? Se sei una donna di 42 anni con un titolo di studio e un’occupazione, sarà facile che tu possa incontrare inserzioni relative a servizi babysitter.

In effetti, a molti non dispiace l’idea di ricevere comunicazioni profilate e selezionate per assecondare i propri gusti. Per altre persone, tuttavia, questo può rappresentare un limite in termini di libertà di scelta d’acquisto rispetto a un mercato molto più ampio di quello rappresentato dai soli inserzionisti.

Intelligenza Artificiale e Privacy: il caso LENSA AI

Lensa AI è l’app di photoediting sviluppata da Prisma Labs che è stata scaricata oltre 5.8 milioni di volte, con un guadagno di oltre 8 milioni di dollari solo tra dicembre 2022 e gennaio 2023.

Grazie all’introduzione della funzione “Magic avatar”, infatti, Lensa AI ha “imparato” a trasformare un semplice selfie in un’opera d’arte, creando un vero e proprio fenomeno virale sui social network.

Ma… che cosa succede alle foto che carichiamo su app come Lensa (senza alcuna distinzione tra immagini di maggiorenni e minorenni)?

Andrey Usoltsev, CEO e cofondatore di Prisma Labs, ha dichiarato in un’email alla testata Wired US che l’azienda è al momento impegnata nell’aggiornamento dell’informativa sulla privacy . “Le foto degli utenti sono eliminate dai nostri server non appena vengono generati gli avatar. I server si trovano negli Stati Uniti”.

Come tutelare i propri dati

Ogni volta che installiamo un’applicazione, accettiamo velocemente l’Informativa sulla Privacy. Non ci rendiamo davvero conto di ciò che stiamo “regalando” a una o più aziende. Invece è opportuno leggere le informative con attenzione, scegliendo a cosa acconsentire e in che modalità cedere i propri dati, per un utilizzo più consapevole della tecnologia.

Il Garante per la Protezione dei dati Personali ha stilato un utile manuale volto a tutelare la propria privacy in caso di download di applicazioni sui propri dispositivi.